Crescere ha in sé dello straordinario ed inevitabile al contempo. Sembrerebbe esprimere un desiderio universale dell’essere, inscritto in se stesso, già al primo segno quasi impercettibile di esistenza; eppure è anche la condanna ad un divenire inarrestabile e quasi del tutto estraneo ad un vero, pieno e libero arbitrio, ad una pura e semplice autodeterminazione dell’essere.
A partire dalla complessità che richiama di per sé una esistenza in crescita, bisognerebbe chiedersi anche: “come si starebbe crescendo” e nel parlare poi di crescita personale, di bambini e più in generale di persone, chiederci: “come stanno e come stiamo veramente tutti? E come ciascuno di noi?”
Nel parlare di bambini e del loro sviluppo, va ricordato che i primi bambini ad aver avuto ed avere bisogno di visibilità, esistenza, pertanto riconoscimento e cura, siamo noi, i bambini che siamo stati un tempo e quelli che non avendo mai smesso di esserlo siamo diventati oggi e che soprattutto saremo domani.
Come ci siamo presi cura di loro, li abbiamo visti e ascoltati o li abbiamo uccisi e anche sepolti? In tal caso potremmo essere pronti a resuscitarli o spaventati all’ idea di risentirli piangere, urlare o tremare di freddo e di paura.
Nel mentre i bambini di oggi quelli “reali”, quelli tra l’asilo nido e le medie o meglio le elementari, ci chiedono un orientamento sicuro e noi da adulti cerchiamo di garantirlo, di sostenerlo, di offrirlo con tutti i mezzi a noi disponibili e spesso ci scorgiamo esausti e in difficoltà nel perseguire lo scopo.
Sappiamo che il nostro mondo bambino è passato e in quel passato abbiamo imparato così tanto da volerlo talvolta dimenticare.
Eppure ti ritrovi con un bambinə e ti senti in vario modo a disagio, depressə, timorosə, spaventatə, arrabbiatə, etc, tanto che ad un certo punto ti chiedi, ti sei chiestə o ti chiederai “da dove viene tutto questo sentire?” e anche soprattutto “questo non voler sentire?”
Senti che c’è una parte in te che forse non è mai cresciuta, perché come morta. Ti chiedi: “come può un cieco guidare un altro cieco?” Sai che non può e allo stesso modo i bambini hanno bisogno di adulti, i piccoli dei grandi, i giovani degli anziani.
Ti vedi alle prese con loro e senti di non essere cresciutə ancora nemmeno tu.
Bene sai che penso e che ti dico, che mi dico?
Forse crescerai davvero solo quando non avrai più bisogno di ammazzare il tuo bambino interiore per fingerti adultə.
Quando potrai prendertene cura in prima persona, capendo anche “chi” capace di comprenderlo veramente, meriterà di conoscerlo.
Forse se hai ucciso il tuo bambino interiore allo scopo di diventare adultə, dovrai resuscitarlo per diventarlo davvero.. e forse resuscitarlo, se lo vorrai davvero, ti sarà possibile. Certo non sarà facile come recitare una formula magica o applicare un algoritmo. Dovrai crescere completamente e per farlo ti sarà richiesto sempre un po’ di più.
Stai nel qui ed ora, non andartene subito con le tue varie addiction, impara a viaggiare nel tempo, vai a cercare quella domanda ormai sepolta, quella risposta incompleta; una musica, un odore, un sapore significativo e molto altro; fallə tornare, fallə crescere ed andare avanti fin dove si può e soprattutto fallə vivere.