Le poesie utilizzano un linguaggio che bypassa le regole della grammatica e della sintassi di una lingua. Esse non richiedono tanto comprensione logica quanto la capacità di suscitare una vibrazione nell’ altro significativa.

Le poesie possono comunicare molto di una esperienza vissuta, tanto sul piano puramente immaginario che storico “reale”, senza però dire nulla di veramente logico; eppure portando un messaggio che tuttavia diventa immediatamente comprensibile ad un altro livello.

La poesia è una forma di condensazione dell’esperienza psichica, essa suggerisce, suggestiona, rivela, ma non spiegando; poiché essa non racconta veramente nulla a chi ascolta con la sola aspettativa di capire.

Rivelando una verità che è inaccessibile in modo puramente razionale, ma che diventa pienamente comprensibile se accolta come si accoglierebbe un sogno, una musica senza parole, un quadro astratto.

Le poesie dicono molto e non solo di chi le scrive, ma anche di chi le ascolta e soprattutto di chi ne comprende i sensi profondi, di chi le sente vibrando con esse.

La poesia come atto creativo, richiede in chi lo compie, scrivendo e in chi ne fa esperienza come lettore dei sensi poetici espressi e intuiti, una postura ben disposta ad accogliere l’incerto, il possibile, il mistero che essa cela ed esprime in parole spesso solo vagamente interpretabili.

In tal senso essa permette di sperimentare un modo di essere libero da particolari condizionamenti; di entrare in un canale di profonda conoscenza interiore dell’essere; con l’ unica certezza che non se ne capirà mai abbastanza.

In questo senso tutta la scrittura creativa in generale e di poesie in particolare è esercizio di libertà e come tale ha un importante impatto terapeutico in chi usa o meglio dire “osa” praticarlo.